Regio V - Picenum
  Theatra
 
RICINA

         

   Il teatro, ritenuto a lungo di epoca traianea (II sec. d.C.), risale in realtà all'epoca di Augusto. L'edificio per spettacoli sorgeva lungo il cardo maximus, nei pressi della porta che un tempo dava sul Potenza. Relizzato in opus cementitium, conserva ancora l'originale paramento in laterizio.
   La cavea, del diametro di 71,82 metri, conserva due ordini di gradinate, separate da una praecinctio, per una somma di trenta file di gradini. Il perimetro esterno dell'edificio appare oggi conservato per 7 metri nei punti meno daneggiati, e offriva ai frequentatori del teatro un prospetto architettonico a due ordini di arcate con semicolonne doriche lungo l'anello inferiore, e ioniche lungo l'anello superiore. All'esterno si aprivano i porodoi, ingressi che davano direttamente alla cavea, mentre un accesso centrale, detto vomitorium, tagliava in due la cavea, conducendo all'orchestra. Di fronte all'orchestra era la scena, stretta ai lati da due ambienti speculari a pianta quadrata - i cosiddetti parascaenia - destinati alla preparazione degli attori e ai servizi del teatro.
   Sotto il pulpitum sono stati rinvenuti una serie di pozzetti in laterizio perinenti al funzionamento del sipario, mentre il frons scenae appariva come una quinta scenica articolata in una esedra centrale semicircolare, inquadrata da una porta hospitales per lato di dimensioni minori e a pianta rettangolare. La porta regia e le due portae hospitales in origine erano riccamente decorate con colonne corinzie, statue e custae marmoree; queste tre porte costituivano l'ingresso al pulpitum.
   Purtroppo oggi rimane poco dell'antico splendore dell'edificio, che, come molti altri teatri, fu oggetto di spoglio attraverso i secoli. Questo teatro per dimensioni si colloca tra quelli di dimensioni medio-grandi dell'Italia centrale e trova confronti nella Regio V con quello di Interamnia Praetuttiorum (78 m circa).    


URBS SALVIA


   
   
Come si apprende da un'epigrafe rinvenuta nel 1955, il teatro fu realizzato intorno al 23 d.C. da Gaio Fufio Gemino, senatore di origini urbisalviensi (CIL IX 5815). Vissuto all'epoca di Tiberio, Fufio Gemino è ricordato anche quale patronus della colonia di Urbs Salvia.
   Poco dopo l'81 d.C. una seconda epigrafe ci documenta un'altro intervento importante, finanziato questa volta da Gaio Salvio Liberale e dal figlio, Gaio Salvio Vitelliano, i quali provvidero ad adornare l'edificio di colonne marmoree e di pregevoli statue, realizzando anche una porticus, da identificare molto probabilmente con la porticus post scaenam addossata dietro l'edificio scenico.
 
 
   Il teatro, uno dei più imponenti dell'Italia centrale, presenta una cavea del diametro di 104 m circa (350 piedi romani), suddivisa in tre ordini di gradinate da due praecinctiones, con gli accessi disposti a vari livelli (vomitoria). All'esterno un ambulacro ad anello circondava la struttura e aveva la funzione di isolare la cavea dal terreno retrostante. Sulla sommità si ergeva un piccolo tempietto (detto per questo sacellum in summa cavea) a pianta quadrata e affiancato in origine da un portico. Il sacello era probabilmente dedicato al culto imperiale.   
   La scena era inquadrata da stretti parascaenia con funzione di ingresso e da due basilicae a pianta rettangolare con pilastri addossati alle pareti. In questo modo dalla porticus post scaenam si poteva accedere direttamente all'orchestra, dove le prime file di sedili accogliavano i maggiorenti della città. La scena presenta un andamento rettilineo con un esedra centrale semicircolare (porta regia), inquadrata da due esedre minori a pianta rettangolare (portae hospitales), disposte simmetricamente ai lati. Inoltre sulla fronte interna della scena si aprivano in origine sei pozzetti quadrati per la messa in opera di palificazioni lignee, funzionali alla manovra del sipario (auleum). Il sipario durante gli spettacoli veniva abbassato per essere riposto in un canale antistante la scena. 
   Anticamente la frons scaenae aveva un prospetto architettonico riccamente decorato, suddiviso in più ordini; nulla dell'originario arredo scultoreo si è oggi conservato in luogo, mentre parte di esso si trova disperso presso numerosi musei. Dell'antico allestimento scultoreo facevano parte anche una copia del Satiro di Prassitile ed un efebo in nudità eroica, identificato come Pseudo Ganimede con l'aquila, conservati attualmente presso i Musei Vaticani. 
   Oltre all'attenzione per gli aspetti ornamentali, l'edificio conserva tracce dei pozzetti per il fissaggio di intelaiature lignee utili all'impianto di un sistema di copertura, il velarium, costituito da uno o più teli protettivi in caso di sole o intemperie.
   Alle spalle dell'edificio, si disponeva l'ampio spazio porticato (porticus post scaenam) di 60 x 98 m circa, realizzato con colonne in laterizio su basi ioniche. L'intero complesso sorgeva in posizione dominante rispetto alla città, con la cavea addossata al pendio collinare. Proprio i movimenti franosi della collina hanno determinato - già in epoca antica - problemi di staticità, comportando evidenti danni alle strutture.
   Il teatro - il cui nucleo è realizzato in opera cementizia - presenta paramenti in opus latericium con riquadri in opus reticulatum, tramite l'impiego di piccoli tufatelli regolari. 
 
  
  
 
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