CINGOLI - CINGULUM (MC)
Cingulum fra età repubblicana e imperiale
L’esistenza a Cingoli di un nucleo abitativo in età repubblicana sembra provata da un’iscrizione (C.I.L. IX 5679) del III sec. a.C. nella quale sono menzionati due magistri, tali Terebius e Vibolenus (1).
MAGISTER
[E]I · TEREBIVS
ET · VIBOLEN
VS
L’assenza di ulteriori dati nell’iscrizione non permette di spiegare la natura di questi magistri; ma sia che si tratti di sacerdoti, preposti ad un qualche culto locale, sia che si tratti di magistrati civili, di un vicus o di un pagus, il testo accerta una frequentazione dell’altura di Cingoli già in età pre-municipale. Questa ipotesi sembra trovare conferma in un’altra testimonianza databile al medesimo periodo in cui si data l’epigrafe; dai versi del poema di Silio Italico (2) si desumono infatti delle notizie molto interessanti: la partecipazione di un esponente della famiglia Labieno, originaria di Cingoli, alla battaglia di Canne e l’esistenza al tempo della seconda guerra punica di un centro arroccato e difeso da mura.
Tandem inclinato cornu sine more ruebat
prima acies non parca fugae. Labienus et Ocres
sternuntur leto, atque Opiter, quos Setia colle
vitifero, celsis Labienum Cingula saxa
miserunt muris; junxit fera discrimine miles
In mancanza di dati archeologici e di altre testimonianze scritte non è possibile accertare il fondamento storico di queste notizie. Mentre sembra provata l’origine cingolana della gens dei Labieni (3) per le altre informazioni non si hanno attualmente possibilità di verifica; in ogni caso bisogna prendere atto, a proposito dell’esistenza di un centro in età repubblicana, della singolare coincidenza tra fonte poetica e fonte epigrafica.
Le fonti letterarie (4) documentano l’esistenza di una praefectura a Cingoli nel II sec. a.C. anche se risulta difficoltoso, vista la scarsità delle fonti archeologiche, ricostruire una divisione del territorio cingolano secondo l’organizzazione prefettizia (5). In occasione della guerra civile fra Pompeo e Cesare apprendiamo da quest’ultimo che anche la prefettura di Cingoli fu coinvolta in questa vicenda (6).
L’innalzamento di Cingoli a municipio si fa risalire intorno alla metà del I sec. a.C. grazie anche all’opera di Tito Labieno, luogotenente di Cesare, che constituerat ed exaedificaverat l’oppidum cingolano (“quod oppidum Labienus constituerat suaque pecunia exaedificaverat” Cesare, De Bello Civili, I 15). Labieno non costruì l’abitato di Cingoli che esisteva già nel corso del III sec. a.C. ma sicuramente fece si che tale abitato acquistasse la fisionomia di città, condizione necessaria per la concessione dello statuto municipale (7).
Come dimostrano i rinvenimenti di superficie e le evidenze archeologiche (in particolare le mura) l’ubicazione di Cingulum non coincise con l’attuale centro abitato ma con la zona di Borgo S. Lorenzo posta su un ripiano del versante orientale del monte di Cingoli (8). Se le testimonianze materiali sono piuttosto scarse, quelle epigrafiche sono invece numerose e coprono un arco cronologico compreso fra il I sec. a.C. e la metà del IV sec. d.C.
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(1) G. Paci, Per la storia di Cingoli e del Piceno settentrionale in età romana repubblicana, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, Atti del XIX convegno di Studi Maceratesi, Cingoli 15-16 ottobre 1983, "Studi Maceratesi", 19, Macerata 1986, pp. 77-93
(2) Silio Italico, Punica, X 31-35
(3) G. Paci, Per la storia di Cingoli e del Piceno settentrionale in età romana repubblicana, cit, p. 92
(4) Cicerone, Pro C. Rabirio Perduellionis Reo, VIII 22 : « Tu denique, Labiene, quid faceres tali in re ac tempore? Cum ignaviae ratio te in fugam atque in latebras impelleret, improbitas et furor L. Saturnini in Capitolium arcesseret, consules ad patriae salutem ac libertatem vocarent, quam tandem auctoritatem, quam vocem, cuius sectam sequi, cuius imperio parere potissimum velles? 'Patruus,' inquit, 'meus cum Saturnino fuit.' Quid? Pater quicum? Quid? propinqui vestri, equites Romani? Quid? Omnis praefectura, regio, vicinitas vestra? Quid? Ager Picenus universus utrum tribunicium furorem, an consularem auctoritatem secutus est? »
(5) Oltre a Cingoli e a S.Vittore si è ipotizzata l’esistenza di una prefettura anche a Pian della Pieve: E. Percossi, Le praefecturae nel sistema difensivo romano, in E. Percossi (a cura di), Il Museo Archeologico Statale di Cingoli, Recanati 1998, pp. 48-49
(6) Cesare, De Bello Civili, I 15: “Auximo Caesar progressus omnem agrum Picenum percurrit. Cunctae earum regionum praefecturae libentissimis animis eum recipiunt exercitumque eius omnibus rebus iuvant. Etiam Cingulo, quod oppidum Labienus constituerat suaque pecunia exaedificaverat, ad eum legati veniunt quaeque imperaverit se cupidissime facturos pollicentur.”
(7) G. Paci, Per la storia di Cingoli e del Piceno settentrionale in età romana repubblicana, cit., p. 105-106
(8) Secondo un’ipotesi il nome di Cingoli starebbe a significare “ripiano sporgente sul versante di un monte” o “sporgenza rocciosa cingente in tutto o in parte un monte”, P. Appignanesi, Il significato del nome di Cingoli, in P. Appignanesi - D. Bacelli (a cura di), La liberazione di Cingoli e altre pagine di storia cingolana, Cingoli 1986, pp. 383-388
L’impianto urbanistico
Nell’area occupata dal centro storico di Cingoli non sono mai stati rinvenuti, fino ad oggi, dei manufatti romani in situ. Significative sono invece le evidenze archeologiche dal sito di Borgo San Lorenzo, un’area pianeggiante posta ad est e a brevissima distanza dal colle cingolano. Oltre ai materiali che affiorano numerosi in seguito alle arature dei campi, gli elementi più importanti da considerare sono certamente i resti delle mura. Il tratto più consistente, con la fondazione di una torre circolare, è visibile nel limite settentrionale dell’area: si tratta di un muro realizzato in opus vittatum con blocchetti di arenaria di circa 20x8 cm con nucleo cementizio di scaglie di pietra e malta (1).
L’altro tratto delle mura, ridotto oramai al solo nucleo cementizio, è visibile nel limite orientale dell’area. E’ probabile che la costruzione delle mura si debba far risalire alla seconda metà del I sec. a.C. (2), quando Cingoli ottenne lo status di municipium romano.
Materiale di reimpiego è inoltre visibile nei muri laterali della chiesa di San Lorenzo costituita con blocchi di pietra di 81x54 cm. Secondo alcuni autori la chiesa sarebbe sorta al di sopra, e inglobando parzialmente, un tempio romano (3). Mentre la parete meridionale è indubbiamente il risultato di una costruzione con reimpiego di materiale più antico, fra cui un’epigrafe funeraria e un grosso architrave, forti dubbi rimangono per quella settentrionale.
Tutte queste evidenze permettono quindi di identificare il centro romano di Cingulum nella zona di Borgo San Lorenzo.
I rinvenimenti, per lo più casuali, di pavimentazioni a mosaico dimostrerebbero un tipo di impianto urbano ordinato su almeno tre terrazzamenti all’interno di mura difensive (4).
Mentre i lati settentrionali e orientali delle mura sono riconoscibili, perché ancora parzialmente visibili, molto incerto rimane il tracciato dei lati meridionale e, soprattutto, occidentale. Anche per il lato meridionale si è ipotizzato che seguisse il limite geomorfologico del terrazzo (5). Per quello occidentale sono state avanzate soltanto delle ipotesi, vista anche l’assenza di fonti cartografiche e archeologiche. Così scrive il Dall’Aglio:
«La prima ipotesi è che le mura fossero state costruite a ridosso della fronte del terrazzo su cui sorge l’attuale Cingoli. In questo caso la cinta avrebbe avuto una funzione esclusivamente simbolica di limite della città, senza rivestire alcun compito difensivo risultando inefficace contro una minaccia proveniente dalla sovrastante altura cingolana. La seconda ipotesi è che la cerchia delle mura inglobasse sia il ripiano di Borgo San Lorenzo che quello di Cingoli.
In questo modo però Cingulum avrebbe avuto un’estensione doppia rispetto a quella del centro storico dell’odierno capoluogo e sarebbe stata di gran lunga più vasta di tutte le altre città romane della zona. La terza ipotesi è che su questo lato le mura fossero impostate sul margine est del terrazzo cingolano e che quindi dominassero dall’alto la città.
Delle tre possibili soluzioni offerte dalla geomorfologia questa è senz’altro la più probabile.
Non va tuttavia esclusa a priori un’altra eventualità e cioè che su questo lato non vi fossero mura, ma il limite della città fosse dato dalla scarpata orientale del gradino cingolano» (6). Nella cinta muraria di Cingoli si aprivano almeno tre porte. Di una, detta “porta Azia”, si hanno delle testimonianze archeologiche nel tratto delle mura settentrionali: la base circolare della torre est. Dell’esistenza di una seconda e terza porta, rispettivamente nel tratto orientale e meridionale delle mura, si fa cenno nella cartografia storica (7). Allo stato attuale, proprio per l’assenza di indagini atte a verificarne la presenza, non è possibile verificare l’ipotesi del Pennacchioni secondo la quale l’arx avrebbe occupato la zona più alta di Cingoli, dove oggi sorgono il Duomo e il Palazzo Comunale (8). Ugualmente non si è in grado di verificare l’esistenza di un teatro in località Carciole, così come aveva suggerito lo stesso Pennacchioni (9) riprendendo una tesi del Raffaelli (10).
Per comprendere il tipo di organizzazione urbana della città non è possibile far altro che avanzare delle ipotesi basandosi sui pochi dati a disposizione. Scrive ancora il Dall’Aglio:
«Prima di tutto l’assialità della strada che attraversa oggi Borgo San Lorenzo con la porta Azia autorizza a vedere in essa il cardine massimo della città. Se questo è l’asse principale nord-sud, quello est-ovest, il decumano, poteva corrispondere all’incirca con l’altra odierna infrastruttura organizzativa dell’abitato, vale a dire la strada che scende verso est, cioè verso la provinciale per Macerata.
All’incrocio fra cardine e decumano massimo si nota sulla carta dell’Avicenna un’area rettangolare ancora oggi riconosciuta sulla foto aerea che si estende verso nord e che è delimitata ad ovest dal cardine massimo e a sud dal decumano massimo. La sua posizione all’incrocio degli assi principali ed in una zona pianeggiante, la sua forma, nonché le sue dimensioni (70x35 m pari a due actus romani per uno) inducono a ritenere che qui possa essere ubicata l’area forense» (11).
Significativo è il tratto di muro che si trova al di sotto del portico della chiesa di S. Esuperanzio. Lungo 11,20 m e alto 1,40 m presenta una tessitura e una dimensione dei blocchi paragonabili a quello della chiesa di S. Lorenzo. Anche in questo caso gli studiosi non sono giunti alla stessa conclusione. Alcuni pensano che anche qui ci si trovi di fronte ad un reimpiego di materiale più antico (Gaggiotti e Pani Ermini – 12) mentre per altri il tratto di muro non rappresenterebbe altro che i resti di un tempio (Pennacchioni e Dall’Aglio – 13) sul quale fu eretta la chiesa duecentesca di S. Esuperanzio.
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(1) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche. Atti del XIX convegno di Studi Maceratesi, Cingoli 15-16 ottobre 1983, "Studi Maceratesi", 19, Macerata 1986, p. 57
(2) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI, cit., p. 57
(3) L. Mercando, Cingulum, E.A.A., Supplemento VII, 1970, p. 211; A. Pennacchioni, Testimonianze dell'epoca romana in Cingoli, Cingoli 1972, pp. 13-14 ; P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI, cit., pp. 58, 62
(4). E. Percossi, L’impianto urbano di Cingulum, in E. Percossi (a cura di), Il Museo Archeologico Statale di Cingoli, Recanati 1998, p. 65
(5) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI, cit., p. 60
(6) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI, cit., p. 60
(7) O. Avicenna, Memorie della città di Cingoli, Iesi, 1644; F. H. D. Christianopuli, De S. Exuperantio Cingulanorum episcopo deque eius vita actis liber singularis, Romae, 1771
(8) A. Pennacchioni, Testimonianze dell’epoca romana in Cingoli, cit., p. 9
(9) A. Pennacchioni, Testimonianze dell’epoca romana in Cingoli, cit., p. 10
(10) F. M. Raffaelli, Tre dissertazioni sopra Tito Labieno, ms. Archivio dell’Insigne Collegiata di S. Esuperanzio, cart. III, fasc. IV
(11) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI, cit., p. 62
(12) M. Gaggiotti, Guide archeologiche Laterza: Umbria-Marche, Bari 1980, p. 246; L. Pani Ermini, “Ecclesia Cathedralis” e “civitas” nel Picenum altomedievale, in Istituzioni e Società nell’alto medioevo marchigiano, Ancona 1983, pp. 315-316
(13) A. Pennacchioni, Testimonianze dell’epoca romana in Cingoli, cit., p. 10; A. Pennacchioni, La monumentale chiesa di S. Esuperanzio in Cingoli, Cingoli 1978, pp. 52-53; P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI, cit., pp. 62-63 nota 29
L’Ager Cingulanus
In seguito alla colonizzazione romana del piceno e all’approvazione della lex Flaminia (232 a.C.), si avvertì subito la necessità, per poter meglio gestire le funzioni amministrative e giudiziarie, di dividere il territorio in distretti: le praefecture, rette da commissari (i praefecti iure dicundo) nominati annualmente dal pretore (1).
All’organizzazione del territorio piceno in prefetture fa menzione Cesare nella cronaca della guerra civile (2). Un importante riferimento ci viene fornito da una lettera di Cicerone (3) dalla quale si evince l’appartenenza di Cingoli ad un distretto prefettizio.
Sul rapporto tra prefetture e municipi, è stata avanzata un’ipotesi (4) che vedrebbe nei vari municipi con duoviri del Piceno settentrionale, fra cui Cingulum, la continuazione storica di altrettante singole prefetture.
Dell’attuale territorio di Cingoli fanno parte due centri che hanno mostrato fin dalla ultima fase dell’età del Ferro un notevole sviluppo: San Vittore, sede di un municipium, e Pian della Pieve, forse capoluogo di un ulteriore distretto prefettizio (5).
Risulta chiaro quanto sia difficile individuare i confini amministrativi di ogni singola prefettura e di conseguenza l’estensione e i confini dello stesso ager Cingulanus.
Per tentare di definire i limiti territoriali dei tre distretti sono state avanzate delle ipotesi basandosi, soprattutto per i casi di S. Vittore e di Pian della Pieve, sui ritrovamenti archeologici (6). Allo stato attuale, comunque, non si hanno elementi certi che permettano di stabilire se il territorio municipale, derivato dalle prefetture, ricalchi esattamente in estensione quello del distretto prefettizio.
Per definire i confini dell’ager Cingulanus (7) bisogna ricorrere ad elementi di geografia fisica e a fenomeni antropici; come scrive il Dall’Aglio infatti «l’attribuzione alla tribù Velina di Cingoli e dei centri viciniori della V regione augustea impedisce di utilizzare eventuali documenti epigrafici dove venga precisata la natura di appartenenza. Anche l’elemento che viene normalmente utilizzato, seppur in modo molto indicativo, cioè l’estensione della diocesi, in questo caso manca: la diocesi paleocristiana di Cingoli cessò ben presto di esistere e il suo territorio fu inglobato in quello di Camerino e di Osimo» (8).
I centri municipali di età augustea prossimi a Cingulum erano quelli di Aesis, Tuficum, Matilica (VI regio) e Planina, Septempeda, Trea, Ricina e Auximum (V regio) (9).
E’ probabile che il confine occidentale passasse lungo il crinale che corre fra le valli del Musone e dell’Esino, nei pressi del Monte S. Vicino, confinando con i municipi di Matilica, Tuficum e Cupra Montana. Quest’ultimo municipio, insieme a quello di Planina e Aesis, segnava anche il confine settentrionale.
Molto più complessa è la definizione del confine orientale anche per la presenza del municipio di S. Vittore, del quale, a tutt’oggi, si ignora il nome. L’asse viario Aesis-Ricina costituiva probabilmente il confine con Auximum.
Infine, a sud i torrenti Menocchia e Rudielle dividevano l’ager cingulanus dai municipi di Trea e Ricina (10); ad ovest del Menocchia, il crinale fra il bacino del Musone e quello del Potenza segnava il confine con Septempeda. Per l’assenza delle fonti itinerarie, per la scarsa presenza di elementi toponomastici e, dal punto di vista archeologico, per una parziale conoscenza del territorio, in particolare della zona ad ovest di Cingoli, non è possibile individuare con certezza la rete viaria. Sono state avanzate delle ipotesi tenendo conto degli elementi geomorfologici e dei ritrovamenti archeologici (11). In linea di massima, le direttrici verso i centri maggiori passavano in prossimità o ricalcavano le attuali vie di comunicazione.
Il territorio di Cingoli può essere suddiviso, dal punto di vista geomorfologico, in tre principali fasce che rispecchiano, per la persistenza di elementi toponomastici romani (12) e per la presenza di numerosi reperti archeologici, la differente densità e tipologia insediativa che caratterizzava l’ager cingulanus.
Scrive il Dall’Aglio:
«Procedendo da ovest verso est, la prima è costituita dal versante orientale della catena del M. San Vicino e presenta tutte le caratteristiche proprie del versante appenninico con cime che raggiungono e superano i mille metri di altitudine. Tra la catena del San Vicino e l'anticlinale di Cingoli è riconoscibile un secondo settore caratterizzato soprattutto da pianalti fortemente incisi dai corsi d'acqua che hanno formato terrazzi di I e II ordine posti a quote comprese tra i 20 e i 40 m sopra l'attuale alveo.
Ad est dell'anticlinale cingolana il paesaggio si fa più dolce: compaiono terrazzi di III e IV ordine separati da modeste scarpate o talvolta sfumanti l'uno nell'altro che formano, soprattutto in corrispondenza dei corsi d'acqua principali, ampi ripiani alluvionali, esempio Pian della Pieve, Lebboreto, Botontano.
La diversa situazione ambientale trova un puntuale riscontro nella distribuzione e nelle forme del popolamento di età romana. Ad occidente dell'anticlinale cingolana, infatti, l'archeologia ci restituisce l'immagine di un insediamento sparso, poco consistente e caratterizzato in prevalenza da piccoli nuclei isolati. Nel settore orientale invece la documentazione si fa più abbondante e non si riferisce solo a casolari sparsi: la presenza di mosaici, frammenti architettonici ed epigrafi indicano l'esistenza di ville padronali e di veri e propri vici» (13).
Ed è proprio nella zona orientale che persistono in maniera più evidente le antiche divisioni agrarie. Scrive ancora il Dall’Aglio: «La ristrettezza e la frammentarietà delle zone pianeggianti, le loro diverse linee di pendenza obbligarono gli agrimensori a non utilizzare i consueti schemi centuriali, ma a suddividere i campi servendosi di limiti che si incrociavano tra di loro secondo sottomultipli delle misure centuriali (limites intercisivi) e che avevano orientamento diverso da pianoro a pianoro» (14). Le persistenze di queste suddivisioni sono ancora evidenti nelle zone di Le Macchie, Petto delle Piane, Pian della Pieve e soprattutto a Botontano.
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(1) G. Paci, Per la storia di Cingoli e del Piceno settentrionale in età romana repubblicana, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, Atti del XIX convegno di Studi Maceratesi, Cingoli 15-16 ottobre 1983, "Studi Maceratesi", 19, Macerata 1986, p. 97
(2) Cesare, De Bello Civili, I, 15
(3) Cicerone, Pro C. Rabirio Perduellionis Reo, VIII 22
(4) G. Paci, Per la storia di Cingoli e del Piceno settentrionale in età romana repubblicana, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, cit., p. 103
(5) E. Percossi, Le praefecturae nel sistema difensivo romano, in E. Percossi (a cura di), Il Museo Archeologico Statale di Cingoli, Recanati 1998, p. 49
(6) A tal proposito si veda: E. Percossi, Le praefecturae nel sistema difensivo romano, in E. Percossi (a cura di), cit. p. 49
(7) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, cit., pp. 64-66
(8) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, cit., p. 64
(9) Ad eccezione di Planina, non ancora identificato (forse S. Vittore? Ch. Delplace, Riliefs de la région de “Cingulum”, in “Picus” VII, 1987, p. 8; G. Paci, Un municipio romano a S. Vittore di Cingoli, in "Picus", VIII, 1988, pp. 51-69), gli altri municipia corrispondono alle seguenti città o borghi: Aesis (Jesi, AN), Tuficum (Borgo Tufico, AN), Matilica (Matelica, MC), Septempeda (San Severino Marche, MC), Trea (Treia, MC), Ricina (Villa Potenza, MC), Auximum (Osimo, AN).
(10) Il Dall’Aglio, a sostegno di quest’ipotesi cita il toponimo di Botontano (una frazione di Cingoli) “che può essere ricondotto al termine gromatico botontinus che significa appunto un piccolo tumulo di terra con funzione confinaria”: P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, cit., p. 66
(11) A tal proposito si veda: P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, cit., pp. 69-72 ed E. Percossi, L’Ager Cingulanus: la viabilità, in E. Percossi (a cura di), Il museo Archeologico Statale di Cingoli, cit., p. 67
(12) Fra i toponimi prediali si ricordano: Occhigiano, Tavignano, Troviggiano. Al contrario, la toponomastica persistente nella zona ad ovest di Cingoli è legata più ad aspetti descrittivi del paesaggio (Serronchia, La Cupa, Isola) o alla situazione demica medievale (Castel Sant’Angelo, Castreccioni). P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, cit., p. 67
(13) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, cit., p. 67
(14) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, cit., p. 68
I siti di epoca romana
Le ricognizioni di superficie hanno permesso di identificare a tutt’oggi 68 siti di epoca romana, senza considerare alcuni siti che sono stati identificati come tali per la presenza di materiale di reimpiego in strutture più o meno antiche (chiese e abitazioni private). In pochissimi casi si è proceduto ad uno scavo di queste evidenze (1).
Le presenze archeologiche più importanti sono rappresentate dai centri di Cingoli e S. Vittore, entrambi identificati come municipia, e Pian della Pieve. Quest’ultimo è situato su un pianoro ad est del colle cingolano, a circa 8 km di distanza da esso. I ritrovamenti archeologici di superficie, come frammenti di skyphos e oinochoe a vernice nera, attestano una frequentazione dell'area a partire dal IV sec. a.C. Molto più documentati, dal punto di vista archeologico, appaiono i secoli III e II a.C. Abbondante ceramica a vernice nera e anelli distanziatori del tipo comunemente usato nelle fornaci permettono di ipotizzare l’esistenza di un importante centro di produzione di questo tipo di ceramica.
I materiali rinvenuti nel sito di Pian della Pieve coprono un arco cronologico molto ampio, dal IV sec. a.C. fino almeno al VII sec. d.C. Tali presenze sembrano avvalorare l’ipotesi dell’esistenza di una realtà vicana che costituiva un punto nevralgico lungo le direttrici commerciali che mettevano in collegamento, una, l’entroterra con il centro di Auximum (Osimo) verso Numana e la costa adriatica e, l’altra la bassa valle del Potenza (2).
La maggior parte dei siti individuati si identificano come aree di frammenti fittili di modeste dimensioni caratterizzate dalla presenza di frammenti di laterizi (in particolare tegole) e ceramica.
Fanno eccezione quindici siti che presentano una varietà e ricchezza di materiale tali da giustificare la loro identificazione come ville rurali (3). Alcune di esse si possono considerare delle vere e proprie ville-fattorie con impianti produttivi all’interno di proprietà fondiarie dislocate nella aree più fertili e prossime ai corsi fluviali, forse con funzione di presidio dei confini del territorio (4).
Per questo genere di insediamento si ripete il fenomeno comune a gran parte di quelli noti nella regione e cioè l’utilizzazione e la riutilizzazione del sito per un lungo arco di tempo, in certi casi dalla prima età imperiale fino al IV-V sec. d.C.
Spesso, inoltre, i siti romani si stabiliscono negli stessi di quelli preistorici, neolitici in particolare (5).
Dall’analisi della carta di distribuzione si nota una maggiore frequenza dei siti nella parte orientale del territorio di Cingoli. L’ellissoide cingolano sembra infatti assolvere alla funzione di divisione tra il settore occidentale, con scarse testimonianze, e quello orientale.
Questa distribuzione sembrerebbe rispecchiare il percorso delle antiche strade, che collegavano Cingulum ai vicini centri (Aesis, Auximum, Ricina, Trea) ed alle strade consolari della regione. Ma come ha sostenuto il Dall’Aglio «l’assenza di una regolare organizzazione territoriale unita alla estrema scarsità di ritrovamenti archeologici, nonché il silenzio pressoché totale delle fonti itinerarie, impedisce una ricostruzione di dettaglio della rete stradale nel territorio di Cingoli» (6).
Inoltre è da considerare che nella parte orientale del territorio cingolano si trovavano due realtà importanti come S. Vittore e Pian della Pieve che potrebbero aver svolto un polo di attrazione.
Non possiamo tuttavia dimenticare che le ricerche archeologiche di superficie non sono state condotte in modo sistematico su tutto il territorio comunale; i dati in nostro possesso potrebbero cambiare qualora si indagasse con maggior frequenza e ripetitività la zona ad ovest del territorio cingolano, dove fra l’altro, il corso del fiume Musone ha certamente rappresentato, fin dalla preistoria, un importante asse di comunicazione verso l’entroterra marchigiano. La bassa quantità di siti presenti in questo territorio non deve quindi essere considerato come un indice della scarsa presenza di insediamenti in antico.
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(1) G. Annibaldi, Attività delle Soprintendenze: Marche – S. Vittore di Cingoli (Macerata). Distacco di mosaico, in “Bollettino d’Arte”, 1966, fsc. 3-4, p. 212
L. Mercando, S. Vittore di Cingoli (Macerata). Rinvenimento di tombe romane a cremazione, in "Notiziario degli scavi d'antichità", 1974, pp. 103-123
L. Mercando, Rinvenimenti e notizie di mosaici pavimentali romani nel Maceratese, in “Studi Maceratesi”, 13, Macerata 1977, pp. 32-53
E. Percossi, Una villa rurale di età imperiale, in E. Percossi (a cura di), Il Museo Archeologico Statale di Cingoli, Recanati 1998, p. 104
(2) N. Frapiccini, Pian della Pieve, in E. Percossi (a cura di), cit., pp. 55-56
(3) E. Percossi – M. Silvestrini, Situazioni abitative, presenze e frequentazione dalla preistoria all’età romana nel territorio di Cingoli, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche. Atti del XIX convegno di Studi Maceratesi, Cingoli 15-16 ottobre 1983, "Studi Maceratesi", 19, Macerata 1986, p. 51
N. Frapiccini, Le ville rurali, in E. Percossi (a cura di), cit., pp. 77-78
(4) E. Percossi, Il territorio cingolano: l’organizzazione in età romana, in E. Percossi (a cura di), cit., p. 72
(5) E. Percossi – M. Silvestrini, Situazioni abitative, presenze e frequentazione dalla preistoria all’età romana nel territorio di Cingoli, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, cit., p. 52
(6) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, cit., p. 69
Risorse WEB:
Sul significato del nome di Cingoli: http://www.antiqui.it/doc/archeologia/rom/nomecingoli.htm
Sull’impianto urbanistico: http://www.antiqui.it/doc/archeologia/rom/urba.htm
Sull’ager cingulanus: http://www.antiqui.it/doc/archeologia/rom/ager.htm
Sui siti di Cingoli: http://www.antiqui.it/doc/archeologia/rom/siti.htm
Testimonianze storiche su Cingoli:
http://www.antiqui.it/doc/archeologia/rom/acquedotto.htm
http://www.antiqui.it/doc/archeologia/rom/ramelli.htm
http://www.antiqui.it/doc/archeologia/rom/servanzi2.htm
Su Tito Labieno : http://www.antiqui.it/doc/personaggi/titolabieno.htm
Cingoli in epoca romana : http://www.antiqui.it/doc/archeologia/rom/sommario.htm