Regio V - Picenum
  Numana
 



TABULA PEUTINGERIANA: Segmento IV Est



                                                             NUMANA - NUMANA (AN) 

   Il centro di Numana sin da epoca protostorica si sviluppa in relazione ad un importante scalo marittimo, posto in un'insenatura naturale presso l'estremità meridionale del promontorio del Conero.
   La frequentazione dell'area è attestata sin dall'inizio dell'età del Ferro, come testimoniano le tombe picene di IX-VIII sec. a.C. della necropoli nel fondo Quagliotti-Davanzali, mentre altre sepolture sono state rinvenute in via Leopardi e via Matteotti, all'interno del centro storico. La necropoli in zona Quagliotti-Davanzali presenta circa 500 deposizioni ad inumazione in fosse terragne che coprono un ampio arco cronologico che va dal IX al III sec. a.C. Sempre dalla stessa area, provengono due tombe ad incinerazione pertinenti alla fase più antica; al VI sec. a.C. sono ascrivibili le sepolture a circolo, ossia deposizioni per gruppi di membri appartenenti a famiglie gentilizie e guerriere, le cui tombe sono delimitate da un fossato anulare con diametro tra i 10 e i 20 m.
   Sono invece sepolture individuali, le tombe a camera del tipo "a gradoni", scavate nella roccia e caraterizzate da riseghe multiple sui lati esterni. L'abbondanza di ceramica locale e d'imporatzione, le armi, gli oggetti d'ornamento e i suppellettili, testimoniano il grado di ricchezza raggiunto dalla comunità grazie al commercio.
   Un'altra necropoli, in area "I Pini" a Sirolo, presenta altre sepolture a circolo con corredi ricchi di ceramica attica a figure nere, mentre ad una tomba femminile della fine del VI sec. a.C. sono ascrivibili due carri.
   Infine, dalla necropoli di Montalbano-Cimitero nel comune di Numana, proviene altro vasellame attico, sia a figure nere, cha a figure rosse, il primo databile agli inizi del V sec. a.C, mentre i vasi d'importazione attica a figure rosse alla metà del V sec. a.C.  
   La tipologia delle sepolture e i loro corredi, rivelano come, già nel VII sec. a.C., si sviluppi in questa zona una potente aristocrazia militare, ritratta da una testa di guerriero con elmo in calcare banco, riconducibile a questo periodo. In seguito, a partire dalla seconda metà del VI sec. a.C. e fino all'inizio del IV, Numana conosce il momento di massima fioritura, a discapito del confinante centro portuale di Ancona. A questo periodo, si ascrive la prima strutturazione dell'abitato, ripartito in nuclei distinti, a cui sono afferenti tutte le grandi aree sepolcrali finora citate. Il centro numante svolse un ruolo di primo piano come emporio commerciale, favorito anche dalla consistente frequentazione greca dell'area -egineta in particolare - come testimoniano la ceramica, i bronzi, gli avori e i due kouroi di marmo di età tardo arcaica (ultimi decenni del VI sec. a.C.) importati dalla Grecia, e rinvenuti in località Montetorto di Osimo.
   Nel IV sec. a.C. l'arrivo dei Galli non sembra compromettere il ruolo detenuto dal centro: i rapporti tra i Senoni e l'emporio, segnano anzi l'inizio di un periodo di convivenza  e di scambi proficui tra il centro numante e i nuovi acquirenti di beni di prestigio, come testimonia la necropoli di Camerano, nell'area del Conero. Nello stesso periodo, viene fondata la colonia di Ancona da parte dei siracusani (da intendere però come il potenziamento di uno scalo preesistente); quest'ultimi si sostituirono ad Egina negli scambi commerciali con Numana. 
   Dal III sec. a.C. le testimonianze si fanno scarse e lacunose; le prime notizie si hanno alla fine del II sec. a.C. quando il territorio fu forse fatto oggetto di distribuzioni viritane ad opera dei Gracchi (Grom.Vet. 257 L.).
   Nel I sec. d.C. Plinio elenca la città tra i municipi della V regio e ne ricorda la tradizione mitica secondo la quale la fondazione fu opera dei Siculi; tale retaggio celebra forse il ruolo di emporio svolto dal centro in epoca preromana (Nat. Hist. III 111). Il municipio era posto a ridosso di un territorio di fertile campagna, come scrive anche Silio Italico (Pun. VIII 433); inoltre il centro è citato da Tolomeo (Ptol. III 1, 21) e da Pomponio Mela (Mel. II 65), oltre che dalle fonti itinerarie, in quanto punto nodale delle comunicazioni marittime e terrestri (Itinerarium Antonini 312, 7; Tabula Peutingeriana 4, 3; Rav. 4, 31).
   La città romana, che dovette sorgere sullo stesso luogo dell'abitato preromano e precisamente nella attuale zona di Piazza del Crocefisso e Piazza del Comune, fu nei secoli successivi interessata da fenomeni di frane ed erosione marina, che hanno obliterato quasi completamente ogni testimonianza archeologica: oggi, sono infatti visibili solo pochi lacerti riferibili ad abitazioni private e nuclei di monumenti funerari, spogliati dei blocchi di travertino, mentre presso la chiesa del Crocefisso sono alcuni resti di un acquedotto. In località Scalaccia, nel tratto costiero, è stata invece rinvenuta una struttura sommersa, identificata come peschiera: tale complesso consta di una serie di vasche scavate nella roccia e comunicanti tramite canali. Infine, a nord di Sirolo, in località Massignano, è stata identificata una cava di età romana, ricavata all'interno del giacimento di calcare del Conero e sfruttata anche in epoca moderna. 

                                                             DOCUMENTI EPIGRAFICI:

Abbreviazioni:

CIL= Corpus Inscriptionum Latinarum
Boll. Mus. Imp. Rom.= Bollettino del Museo dell'Impero Romano (supplemento del Bullettino della Commisione Archeologica Comunale di Roma)

CIL IX 5899; Boll. Mus. Imp. Rom. 9, 1938 pp.70-71.

                                                                   BIBLIOGRAFIA:

Anselmi 1890, 31; Ciavarini 1890, 58-60, 91 ss.; Brizio 1891b, 115-118, 149-155, 193-196; Ciavarini 1891b, 22-25; Pellegrini 1908, 165-170; Spadolini 1933, 201-209; Marconi 1935a, 22; Marconi 1935c 481-483; Philipp 1936a, 1254; Alfieri 1963a, 582-583; Braccesi 1969b, 11-23; Corrain, Capitanio 1969, 205-227; Capitanio 1973, 78-79; Vighi 1974; Spadea 1977, 469-472; Spadea 1978a, 184-189; Falconi Amorelli 1980, 27-45; Landolfi 1986d, 398-401; Landolfi 1993b, 625-628; Landolfi 1993c, 629-632; Sensi 1993, 434-445; Lilli 1995b, 21-41; Luni 2002, 44-54; Luni 2003, 52-85; Luni 2003b, 165-166; Sisani 2006, 314-316.

 
 
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