Regio V - Picenum
  Potentia
 


TABULA PEUTINGERIANA: Segmento IV Est

 

  POTENTIA - PORTO RECANATI (MC)

   La colonia romana di Potentia fu fondata nel 184 a.C. - nello stesso anno della sua gemella Pisaurum nell'ager Gallicus - ad opera di un collegio triumviale noto dalle fonti, e composto da Quinto Fabio Labeone, Marco Fulvio Flacco e Quinto Fulvio Nobiliore (Liv. XXXIX, 44, 10). Tuttavia, secondo lo storico latino Velleio Patercolo, la data della fondazione di Potentia è da porsi a quattro anni di distanza dalla deduzione di Bologna (189 a.C.), ovvero nell'anno 185 a.C. (I, 15, 1). 
   E' probabile che la fondazione fosse di tipo tradizionale, con l'impianto cioè di sole trecento famiglie di coloni, in un'area priva di insediamenti precedenti. Creata anche per corrispondere alle necessità di terra da distribuire ai veterani delle guerre puniche - ma non solo - la colonia sorse in posizione strategica, in un'area prossima ad un porto di foce sull'omonimo fiume Potentia, facilmente difendibile e proiettata verso i traffici mediterranei. Entrambe le colonie, inoltre, dovettere rispondere ad un preciso obbiettivo, quello di rendere più sicure le coste adriatiche in cui imperversava la pirateria illirica; gli anni successivi alla fondazione videro infatti Roma impegnata in attività belliche contro gli Illiri, e precisamente a partire dal 178 a.C.
   I coloni furono inscritti nella tribù Velina e l'insediamento fu retto da un collegio di praetores almeno sin dal II sec a.C., come attestano le fonti epigrafiche.
   Tra i coloni di Potentia o di Pisaurum, le fonti ricordano il poeta latino Ennio, nativo di Rudiae nell'attuale Puglia, che in questa occassione ricevette la cittadinanza romana ad opera di uno dei triumviri, Quinto Fulvio Nubiliore (Cic. Brut. 79). Dopo soli dieci anni, nel 174 a.C., il centro fu interessato da un importante progetto di sistemazione urbanistica ad opera del solo censore Quinto Fulvio Flacco, fratello di uno dei triumviri. Fulvio Flacco, senza l'appoggio del collega Postumio Albino - che si era rifiutato di aderire al progetto senza l'approvazione del Senato - provvide all'appalto della costruzione sia delle infrastrutture di servizio - quale la rete fognaria - che alla monumentalizzazione degli spazi pubblici, curando la realizzazione del tempio dedicato a Giove, da indentificare probabilmente con il Capitolium (Liv. XLI, 27, 1; 10-13). Tuttavia occorre precisare che - ancora alla metà del I sec. a.C. - non tutti gli spazi racchiusi entro il circuito murario erano stati edificati: ne è un esempio il settore a nord del mercato, che conobbe un inizio di occupazione solo in epoca augustea. 
   Nel 56 a.C. la città venne duramente colpita da una forte scossa di terremoto che dovette causare ingenti danni alle strutture della colonia, stando alla  stessa testimonianza di Cicerone (De Har. Resp. 28, 62), confermata anche dagli scavi archeologici che hanno evidenziato un livello di distruzione spesso circa 40 cm e ricco di cenere e carboni, databile alla prima metà del I sec. a.C. A tale avvenimento, seguì la nuova deduzione di coloni in età triumvirale, ricordata dalle fonti (grom. vet. 226; 257 L), ma il picco di attività, in cui si riconosce la fase ricostruttiva, deve essere datato ad epoca giulio-claudia, quando venne costruito il portico che circondava il tempio dedicato probabilmente a Giove, e il mercato, posto a nord dell'edificio templare.
   Nelle fonti del I sec. d.C. la colonia è menzionata sia da Strabone (V 4, 2) che da Plinio il Vecchio (Nat. Hist. III, 111), il quale la annovera tra i centri della regio V; nel II sec. d.C. la città sembra vivere una grande fase di sistemazioni edilizie, dovuta forse all'acquisizione del ruolo di centro nodale del traffico sulla direttrice viaria di collegamento nord-sud della penisola. Nel corso del III sec. d.C. sembra invece documentabile un possibile calo demografico, mentre il IV sec. d.C. si presenta come un periodo di nuova ripresa economica che si configura in relazione ad una vasta attività edilizia di variazione e trasformazione d'uso degli edifici esistenti. In età tetrarchica si assiste anche al rifiorire della agricoltura, fenomeno che contrassegnò tutta la regio V.
   Gli scavi documentano la vitalità di Potentia ancora all'inizio del V sec. d.C., quando il centro era sede vescovile, e il suo vescovo, Faustino, fu inviato da papa Zosimo al V Concilio cartaginese, tenutosi nel 411 d.C. La contrazione dell'area abitativa e, per contro, l'incedere della necropoli all'interno degli spazi del circuito murario tracciano la  parabola della decadenza del municipio romano, alla cui sorte contribuì, sotto il regno longobardo, l'interruzione del collegamento con il mare. A partire dai primi anni del VII sec. d.C. la città non restituisce più alcuna testimonianza archeologica.
   Gli itinerari antichi collocano Potentia lungo l'importante direttrice viaria costiera, identificabile con la Salaria Picena, e al termine di un asse di collegamento con il centro romano di Pausulae e la valle del Chienti; significativa doveva essere  la presenza del percorso lungo il Potenza, il quale risaliva la valle fino a Trea, raccordandosi con il diverticulum della Flaminia tra Nuceria ed Ancona.
   L'area del centro romano è localizzabile a circa 3 Km a sud dell'odierna Porto Recanati, nei pressi della località di Santa Maria a Potenza che conserva ancora oggi l'antico poleonimo. La colonia sorgeva sulla sponda sinistra del fiume Potenza, circa 1 Km a nord della foce originaria, e in posizione più arretrata rispetto alla linea di costa, la quale oggi risulta erosa dall'azione del mare.
   L'impianto urbanistico, ricostruibile per gran parte solo grazie alla fotografia aerea, si presenta come uno spazio quadrangolare di 540 m di lunghezza per almeno 300 m di larghezza, impostato su un reticolo viario ortogonale. Della cinta urbica nulla si conserva in alzato: tuttavia le ricerche archeologiche hanno rimesso in luce un tratto, posto lungo il limite occidentale del centro urbano, che si presenta realizzato con paramenti in opus quadratum a blocchi di arenaria accostati a secco, con uno spessore di circa 2 m.     
   Nel perimetro delle mura si aprivano almeno tre porte: due in posizione centrale lungo i lati settentrionale e meridionale, in corrispondenza del cardo maximus, identificabile con il tratto urbano della via litoranea, mentre un terzo accesso, posto lungo il lato occidentale, si apriva in asse con il decumanus maximus; non dovevano invece esserci ingressi sul lato orientale, prospicente il mare. La cinta muraria delimitava una superficie superiore ai 20 ettari; la ripartizione interna rivela un impianto a isolati regolari di 2 x 1 actus, ossia 70  x 35 m.
   L'unica parte estesamente scavata e attualmente visibile è uno spazio porticato, che risulta centrato su di un edificio templare, di cui rimane solo la parte inferiore del podio. La cornice di base del podio - la cui lavorazione consente di datare l'edificio nell'ambito del II sec. a.C. - presenta una modanatura a gola rovescia con listello a profilo rettilineo in calcare, originariamente rivestita a ortostati, con cornice superiore a gola diritta. Il podio recava sulla fronte una scalinata di accesso, inquadrata lateralmente da due avancorpi sporgenti; internamente il volume del podio era riempito con argilla sterile compatta. Il tempio, orientato a sud, doveva essere di tipo prostilo, a unica cella in antis, con quattro colonne tuscaniche sulla fronte. Oggi purtroppo l'alzato del tempio è completamente perduto, tuttavia alcuni rinvenimenti, tra cui frammenti fittili della decorazione archiettetonica, un capitello di tipo tuscanico, reimpiegato nelle successive fasi di vita del portrico circostante, e una colonna, lasciano intuire l'originario aspetto architettonico dell'edificio. In particolare le antefisse e le lastre di rivestimento che compongono la decorazione, rivelano l'influenza di modelli tardo ellenistici; inoltre un busto frammentario di Niobide, probabilmente da porsi in relazione con la decorazione del frontone del tempio, suggerisce il ricorso a maestranze greco-orientali a Potentia.  
   In origine intorno all'edificio sacro correva un muro di temenos, a cui si sovrappose in un secondo momento il portico che oggi circonda sui tre lati l'area sacra.



  Fotografia aerea dell'area archeologica di Potentia

 

 
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